La coinfezione HBV/HDV causa la forma più grave di epatite virale, caratterizzata da una rapida progressione verso cirrosi e epatocarcinoma, che spesso richiedono un trapianto di fegato o provocano la morte dei pazienti anche in giovane età. Fino ad oggi, la mancanza di opzioni terapeutiche efficaci contro l’epatite Delta, considerata una nicchia
difficile da curare, ha condotto ad un percorso diagnostico non accurato. Negli ultimi anni sono stati ottenuti risultati preclinici promettenti e le molecole in fase di sviluppo contro l’epatite Delta sono entrate nella valutazio ne clinica, una già approvata di recente dall’EMA e anche in Italia. L’introduzione di nuovi farmaci anti-epatite Delta rappresenta un importante traguardo che richiede un potenziamento della diagnosi e linkage to care per i pazienti con infezione da HBV/HDV ad oggi non ancora diagnosticati o non curati, dando risposta a un bisogno di salute inespresso da parte di soggetti non consapevoli del loro stato di malattia, a rischio di un severo peggioramento della propria condizione di salute. La popolazione generale italiana al di sotto dei 40 anni di età è protetta dall’infezione Delta grazie alla vaccinazione anti-epatite B ma date le caratteristiche e vulnerabilità della popolazione a maggiore rischio di infezione da HDV oggi in Italia, costituita da migranti e persone che fanno uso di sostanze, risulta ancora più importante intraprendere azioni attive per raggiungere tali persone, attraverso strumenti formativi e comunicativi adeguati per i Medici di Medicina generale (MMG), che li aiutino ad incrementarne l’awareness e la loro cultura della salute. A tale scopo, diventa necessario un approccio di integrazione tra la medicina del territorio e quella specialistica al fine di costruire un percorso che definisca il patient journey, attualmente del tutto non organizzato, mettendo a frutto al meglio le potenzialità del sistema sanitario.
Da questo link è possibile scaricare la brochure informativa (stampabile come pieghevole) sull’epatite Delta predisposta dalla consulente bioeticista della Piattaforma Italiana per lo Studio della Terapia delle Epatiti Virali (PITER) dell’Istituto Superiore di Sanità”